Un’opera in forma di rosa |
Domenica 21 Maggio 2023 17:38 |
La Scala e l’Opéra commissionano a Francesco Filidei un nuovo lavoro dal romanzo di Umberto Eco
(V. Licari) Il Teatro alla Scala, insieme all’Opéra National de Paris, ha commissionato al compositore Francesco Filidei una nuova opera tratta dal romanzo "Il nome della rosa" di Umberto Eco. La prima assoluta, con la direzione di Ingo Metzmacher, la regia di Damiano Michieletto, e Kate Lindsay e Lucas Meachem nelle parti di Adso da Melk (“en travesti”) e Guglielmo da Baskerville – oltre a Marco Filippo Romano in quella di Salvatore - è prevista al Piermarini per la Stagione 2024/2025 e lo spettacolo sarà coprodotto dalla Scala con l’Opéra e con il Teatro Carlo Felice di Genova.
"Il nome della rosa", la cui partitura sarà pubblicata da Casa Ricordi, è la terza opera di Filidei dopo Giordano Bruno - su libretto italiano di Stefano Busellato - presentato al Piccolo Teatro di Milano nel corso del Festival Milano Musica del 2015 - e L’inondation, su libretto francese di Joël Pommerat (Parigi, Opéra Comique 2019). Questa volta lo stesso Filidei - impegnato sul libretto con Stefano Busellato e Pierre Senges, insieme ai drammaturghi Hannah Dübgen e Carlo Pernigotti - lavora su due versioni, italiana e francese, per le prime a Milano e Parigi.
In occasione della presentazione del progetto - avvenuta al Teatro alla Scala nei giorni in cui si svolge la trentaduesima edizione del Festival Milano Musica – è stato annunciato che, proprio dal 2025, il programma del Festival tornerà ad avere carattere monografico e sarà dedicato proprio a Francesco Filidei. "Il nome della rosa" è il secondo progetto realizzato dal Teatro alla Scala in collaborazione con SIAE - Società Italiana Autori ed Editori nell’ambito del Concorso per compositori, librettisti e coreografi iscritti alla SIAE: la prima edizione, riservata alla coreografia, aveva sostenuto la creazione di Madina, del coreografo Mauro Bigonzetti su musica di Fabio Vacchi, andata in scena nel 2021.
Per impostare il lavoro compositivo, tuttora in corso, Francesco Filidei si è chiesto innanzitutto quale sarebbe stato il percorso narrativo di Eco se fosse stato un musicista invece che uno scrittore. Per rispondere è necessario analizzare la struttura narrativa del romanzo per tradurla in drammaturgia musicale. Un nodo centrale è la relazione che il testo intrattiene con il romanzo popolare ottocentesco, soprattutto francese (Il conte di Montecristo, I misteri di Parigi, ecc.), ma anche con l’opera popolare ottocentesca, soprattutto italiana (Don Carlos, Il trovatore). Eco stesso, spiega Filidei, indica la strada da seguire quando nelle Postille al Nome della Rosa parla di “un libro che assumeva una struttura da melodramma buffo, con lunghi recitativi, e ampie Arie”. Lo scrittore, inoltre, raccontò in diverse interviste che un’ispirazione per la sua scrittura era venuta dal lavoro di collazione di materiali differenti realizzato da Mahler nelle sue sinfonie (e in questo senso non si può non ricordare l’amicizia di Eco con Luciano Berio, il cui Terzo Movimento di Sinfonia, gravita intorno allo Scherzo della Seconda di Mahler). Filidei sviluppa quindi il suo discorso musicale come una struttura portante di tipo sinfonico su cui si innesta una successione di arie e recitativi, quasi forme chiuse, il cui materiale è derivato principalmente dalla variazione di melodie gregoriane (già, a suo tempo, esplorate da Gabriel Fauré) e organa perotiniani. È dunque la dimensione del sacro a giustificare il passaggio dalla parola al canto.
Dal punto di vista drammaturgico l’opera, che avrà la struttura di un autentico grand-opéra con oltre una quindicina di personaggi, sfrutterà la struttura del romanzo, in cui i fatti sono sempre presentati “de relato”, allo scopo di assegnare un’aria a ciascun personaggio. Le riflessioni teologiche e filosofiche inserite da Eco nel libro, e difficili da tradurre in un linguaggio teatrale, saranno riflesse nella costruzione formale di alcune sezioni del lavoro, attraverso madrigalismi e strutture leitmotiviche associate alle varie tematiche proposte. Scrittura e realizzazione sonora si fondono per descrivere momenti particolarmente suggestivi, come, per esempio, il portale dell’Apocalisse – letteralmente “riprodotto” in partitura – e il coro misto che “fa cantare” le mura dell’abbazia.
Filidei condivide la passione di Eco per la materia linguistica, che si tratti di parole oppure di note, e il gusto per la struttura e la simmetria. Il nome della rosa è diviso in sette giornate, tre delle quali andranno a formare il primo atto e quattro il secondo, di cui l’ultima sarà una chiusa di breve durata. I due atti hanno forma simmetrica e le scene sono costruite ciascuna su una nota: do, do diesis, re bemolle, re, e così via, per poi tornare, specularmente, al do. Ne consegue un’architettura formale rigorosa, ma anche la rappresentazione grafica di un labirinto, o anche dell’abbraccio dei petali: un’opera, dunque, in forma di rosa. La commissione conferma l’impegno del Teatro alla Scala nella promozione della musica del nostro tempo in una prospettiva sempre più innovativa e plurale. Dopo lo straordinario successo della prima assoluta del teatro-danza Madina di Fabio Vacchi con la coreografia di Mauro Bigonzetti nel 2021 (sempre con il sostegno di SIAE) e dell’approdo al Piermarini di The Tempest di Thomas Adès nel 2022, il Teatro punta su una nuova commissione a uno dei maggiori compositori italiani, ispirata da uno dei capolavori letterari più significativi degli ultimi decenni del ‘900. Le ultime commissioni scaligere erano state, oltre alla già citata Madina, Co2 di Giorgio Battistelli, Ti vedo, ti sento, mi perdo di Salvatore Sciarrino nel 2017 e Fin de partie di György Kurtág nel 2018, mentre nel 2019 era stato ripreso anche Quartett di Luca Francesconi andato in scena in prima assoluta nel 2011. Sempre nel 2025 andrà in scena anche Anna A, l’opera su Anna Achmatova, su libretto di Paolo Nori, commissionata dalla Scala a Silvia Colasanti e destinata a un pubblico di adolescenti, mentre continuano le rappresentazioni de Il piccolo principe, opera per i più piccoli commissionata a Pierangelo Valtinoni nel 2022. Se si considera anche la sempre maggiore presenza di musiche d’oggi, non necessariamente d’ispirazione classica, nelle nuove proposte della Stagione di balletto, la Scala mostra di avere intrapreso un percorso di apertura a nuovi e molteplici linguaggi. L’intento, comunque, è quello di raggiungere un sempre maggior numero di spettatori anche con le partiture contemporanee che, superata la stagione dei criptici sperimentalismi, tornano – come ha affermato il sovrintendente Meyer – a “mettere emozione nella musica per suscitare emozione”. Significativo, in questo senso, è stato il grandissimo successo che ha riscosso, nell’autunno 2022, la prima rappresentazione scaligera di The Tempest, di Thomas Adès. Ora, con il celeberrimo romanzo di Eco, la Scala affronta un testo profondamente legato a Milano, all’Italia e all’Europa. |